Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 10 giugno 2017 “Tanto tuonò, che piovve”. Dopo settimane di fibrillazione politica e parlamentare in relazione alla nuova legge elettorale in discussione alla Camera dei deputati, e dopo il segno premonitore di 66 voti mancanti nella votazione di mercoledì 7 giugno sulle pregiudiziali di costituzionalità, comunque bocciate, il giorno dopo, giovedì 8 giugno, alla prima votazione a scrutinio segreto è saltato tutto l’accordo e la legge è stata rinviata in Commissione Affari costituzionali, per ripartire da zero. Mercoledì, dopo un convegno mattutino su “La transizione ecologica”, ero passato alla Camera e avevo già respirato un clima di grande incertezza, ma comunque nella convinzione unanime che la difficile navigazione sarebbe andata in porto. Unico elemento dissonante, le dichiarazioni molto critiche da parte dell’ex-presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che facevano presumere un cammino più precario, quando la legge fosse passata al Senato. E invece tutto il castello è crollato fragorosamente. L’approvazione di un duplice emendamento( Biancofiore e Fraccaro) sui collegi elettorali del Trentino-Alto Adige ha scatenato una gigantesca “bagarre”, con pesantissime accuse reciproche tra Pd e M5s, con la successiva decisione a maggioranza, nel pomeriggio, di rinviare appunto la legge in Commissione. È ragionevole tutto questo? Lorenzo Dellai ha parlato di “commedia delle parti” e io convengo con lui. Paradossalmente, l’unico deputato di maggioranza del Trentino-Alto Adige ad intervenire contro l’emendamento, nel dibattito prima del voto, era stato proprio Dellai, che pure era molto critico sulla legge e aveva anche firmato una pregiudiziale di costituzionalità per bloccarne l’iter fin dall’inizio. Silenzio assoluto da parte di tutti gli altri, Svp compresa, cioè da parte di tutti coloro che ora si stracciano le vesti per il presunto attentato all’Autonomia, compreso il governatore Ugo Rossi, che giovedì era alla Camera. Sono sempre stato uno strenuo difensore dell’Autonomia e anche il presentatore delle uniche due modifiche dello Statuto approvate in Parlamento dopo il secondo Statuto del 1972, nel 1993 e nel 2001, oltre che del nuovo secondo comma dell’art. 116 della Costituzione, sempre nel 2001: “La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano”. Ma ora ritengo che non ci sia stato nessun attentato all’Autonomia. Non era in gioco lo Statuto, ma una legge elettorale per il Parlamento e un emendamento – che ovviamente si può non condividere – che proponeva di rendere omogeneo per tutto il territorio nazionale, compreso quindi il Trentino-Alto Adige, il modello di voto previsto dalla legge in discussione. Dov’è lo scandalo? Un accordo “blindato” tra Pd e Svp, con la condivisione da parte del centrosinistra autonomista trentino, aveva portato a introdurre nella legge Fiano una eccezione per il solo Trentino-Alto Adige (e la Valle d’Aosta, non toccata dall’emendamento), dove sarebbero stati previsti otto collegi uninominali e solo tre proporzionali, col prevedibile risultato di depotenziare fortemente le possibilità di rappresentanza alla Camera per le forze politiche di minoranza e di opposizione. Non bisogna mai dimenticarsi che, nelle ultime politiche del 2013, il Pd riuscì a conquistare l’enorme premio di maggioranza solo con lo scarto dello 0,3%, cioè grazie ai voti della Svp. E ora la Svp veniva così ricambiata, insieme al centrosinistra autonomista del Trentino, per il risultato, marginale ma decisivo, allora ottenuto. Questa “eccezione”, con l’emendamento approvato, è stata soppressa, garantendo così un maggiore pluralismo politico. Le leggi elettorali sono regole del gioco fondamentali per tutti e devono essere “super partes”, senza favorire l’uno o l’altro schieramento politico. Diversa è la situazione per il Senato, dove da sempre, con qualunque legge elettorale, sono previsti per il Trentino-Alto Adige sette collegi uninominali, con l’unica modifica approvata nel 1991 (prima della “quietanza liberatoria” del 1992), finalizzata ad agevolare nel terzo collegio sudtirolese una eventuale rappresentanza italiana per Bolzano e Bassa Atesina (oggi col senatore Palermo). Per questo ritengo del tutto pretestuoso aver bloccata l’intera legge elettorale e aver scatenato un putiferio di reciproche accuse solo per l’approvazione di un emendamento che, per la Camera, fa valere anche per il Trentino-Alto Adige le norme proposte per tutto il territorio nazionale. Può non piacere a chi si sarebbe avvalso di quella “eccezione”, ma trovo pretestuoso e ridicolo considerare tutto questo “un attacco all’Autonomia”. L’Autonomia si difende con un buon autogoverno e con la capacità di arrivare, nella prossima legislatura, ad una riforma dello Statuto, anche in conseguenza dell’art. 10 della riforma costituzionale del 2001, tuttora in vigore, dopo la bocciatura referendaria della riforma del 2016. Se vogliamo che in Parlamento non cresca un clima anti-autonomistico, dobbiamo valorizzare e implementare la nostra Autonomia senza pretendere “eccezioni” nell’ambito della legge elettorale per la Camera dei deputati. Fuori dalla nostra Regione, nessuno è in grado di capire lo “scandalo” di questi giorni. Marco Boato
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MARCO BOATO |
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